
Modalità.

L’art-counselor (o counselor espressivo) integra quindi l’utilizzo della creatività, proprio delle artiterapie, alle modalità peculiari del counseling: non valutazione del cliente e del suo problema, non interpretazione, non sostegno consolatorio, non proposta di soluzioni, non atteggiamento indagatorio MA:
empatia – autenticità – ascolto attivo – accettazione incondizionata -non giudizio.
Il counselor (ossia il professionista che ha seguito uno specifico percorso formativo di almeno tre anni) lavora nel campo della prevenzione del disagio e del potenziamento del ben-essere. Abbiamo visto come il suo ruolo sia quello di agevolare coloro che a lui si rivolgono, affinché trovino in se stessi le capacità necessarie alla gestione e al superamento dei propri problemi.
Obiettivi
E’ difficile e riduttivo spiegare in poche righe i vastissimi campi di possibile impiego e gli obiettivi “terapeutici” dell’art-counseling. Comunque, molto sinteticamente, esso mira a:
– riattivare le risorse personali,
– favorire l’individuazione e lo sviluppo delle capacità e delle potenzialità latenti,
– dare o restituire la consapevolezza delle proprie dinamiche interne e dei propri punti di forza,
– abbassare i livelli di ansia e angoscia,
– incrementare le competenze relazionali e sociali,
– far sperimentare e agire nuovi e più proficui schemi di comportamento,
– offrire sostegno psico-fisico nelle malattie croniche,
– ampliare la propria prospettiva esistenziale.
Proprio questo è il punto di differenza sostanziale tra Counseling e Psicoterapia : il primo si rivolge a persone sane , focalizzandosi sul potenziamento di ciò che nella persona è sano e funzionale al suo ben-essere globale per agevolare il superamento del disagio momentaneo; la seconda si occupa prioritariamente di psicopatologia e
disagio psichico conclamato, concentrandosi sulla malattia. Gli ambiti, pur contigui, sono ben distinti; comunque l’art-counselor può lavorare sulla patologia solo in equipe, in collaborazione con medici, psicologi, psichiatri.

Obiettivo del Counseling è quindi il miglioramento della qualità della vita dell’individuo, la sua capacità di autodeterminarsi e autorealizzarsi: insomma il suo livello di soddisfazione esistenziale. La traduzione del termine counseling non è – come spesso erroneamente avviene – “consigliare” (che letteralmente è proprio ciò che un counselor non fa); l’etimologia della parola ci riporta piuttosto al termine latino “consulo” nel senso di “prendersi cura” e “venire in aiuto”: tale cura si realizza all’interno della speciale relazione che si viene a creare tra counselor e persona che voglia intraprendere questo percorso di crescita e auto-conoscenza. Questa modalità peculiare di “prendersi cura” costituisce già di per sè un potente fattore “terapeutico” per il recupero di
– autonomia,
– senso della propria dignità,
– autostima e autodeterminazione.
L’art-counseling, come strumento di crescita personale e autoconoscenza, è una modalità valida per chiunque, senza limitazioni di sorta relative a particolari patologie o età. Anzi, ne è auspicabile la diffusione in ogni ambito anche per la sua valenza “educativa” e “pedagogica” . Si pone inoltre come efficace modalità in un ampio ventaglio di problematiche che vanno dal disagio esistenziale legato a fasi particolari della vita, come periodi di passaggio e cambiamento (adolescenza, matrimonio, menopausa, distacco dei figli), all’elaborazione e superamento di una molteplicità di disagi caratteristici della nostra società e del nostro tempo: solitudine, depressione, paura di invecchiare, relazioni difficoltose, conflitti con noi stessi o con gli altri, incapacità e necessità ad accettare malattie croniche…
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